top of page

Mancuso e la IA "verde": il plantoide e non l'androide
Letizia ed Aurora del 5als dopo aver letto il libro di divulgazione scientifica di Stefano Mancuso "Plant Revolution", già vincitore del Premio Galileo" 2018, si sono soffermate sul capitolo che descrive una nuovo modello finora mai percorso per la IA, che deriva non dalla mente umana ma dal mondo vegetale: il "plantoide" ("Dalle piante al plantoide", pp. 34-55, "Plant Revolution. Le piante hanno già inventato il nostro futuro", Giunti Editore, 2017). Letizia scrive "Fino ad oggi la robotica è stata concepita come un’ espansione delle funzioni umane. I computer hanno una struttura molto simile alla nostra mente in quanto presentano un processore che governa periferiche, schede video, etc… proprio come il cervello umano gestisce gli organi. Tuttavia, negli ultimi anni è nato il cosiddetto approccio bioispirato che ha portato un nuovo modo di vedere la robotica contemporanea. Il professore Stefano Mancuso è uno dei più grandi sostenitori dei robot ispirati al mondo vegetale. Nel suo libro ‘Plant Revolution’ analizza l’importanza delle radici delle piante che permettono loro di sopravvivere in ambienti ostili e colonizzare il suolo.". Altre informazioni con immagini si possono trovare anche sulle pagine online del "National Geographic": http://www.nationalgeographic.it/scienza/2017/05/18/news/piante_robot_plantoidi_iit_pontedera-3533075/
Aurora invece ripercorrerei gli aspetti della ricerca scientifica vera e propria, e del prototipo realizzato che sono alla base della divulgazione in "Plant Revolution" e scrive: "Nel 2003, il prof. Mancuso con Barbara Mazzolai , che oggi dirige il centro di microbio robotica dell’Iit di Pisa, ha iniziato a sviluppare l’idea dei plantoidi. Le piante, infatti, sono organismi pionieri per eccellenza, così studiando i lori sistemi di sopravvivenza e replicandoli in un plantoide hanno potuto realizzare una macchina con maggiori possibilità di resistere in ambienti ostili. L’obiettivo del progetto era portare i plantoidi su Marte, ma oggi possono essere utilizzati nelle più diverse circostanze come le mappature dei campi minati, le ricerche minerarie, e l’individuazione di zone radioattive.". Questa prospettiva di ricerca è stata di fatto realizzata con dei fondi europei come si può vedere nel video qua sopra proveniente dalla specifica pagina dell'IIT pisano: https://www.plantoidproject.eu/
bottom of page