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L'avvento dei robot ha dato vita a delle riflessioni e produzioni in diverse manifestazioni di pensiero fin dagli anni '70-80 del secolo passato.

 

Ripercorrendo a ritroso la sua nascita i ragazzi sono andati alla scoperta dei testi letterari che hanno ispirato "Matrix"  (Neuromante) ma anche un altro film di enorme successo che ha segnato l'immaginario delle ultime generazioni: "Blade Runner" ("Ma gli androidi sognano pecore elettriche?"). Quest'ultimo incentrato su un tema differente però, la coscienza nei robot. Testi e films influenzati dal primo grande scrittore di fantascienza, ovvero Asimov con la raccolta "Tutti i miei robot"), e relativi films come "I, Robot" e "L'uomo bicentenario".

 

Temi affrontati non solo dalla cultura occidentale ma sviluppati anche nella produzione di "anime" giapponese, soprattutto con un lungometraggio "Ghost in the Shell" del 1995, trasformato nel 2017 in film holliwoodiano.

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Per iniziare a parlare di questo con la 5als abbiamo scelto tra le possibili le riflessioni filosofiche successive all'uscita di un film Matrix, un "cult" estremamente significativo e ricco di tematiche filosofiche, anche per la data della sua uscita, il 1999, tra due millenni.

L'uscita del primo film di quella che poi è diventata una trilogia , oltre al successo planetario nelle sale, offrì un potente spunto di riflessione sulla realtà e l'apparenza, innestandosi a suo modo in un filone filosofico antico: apparenza e realtà. 

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DENTRO LA MATRICE: Filosofia, scienza e spiritualità in Matrix.

(a cura di Letizia)

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Cominciamo dal lavoro di Letizia, Tommaso, Gabriele e Giuseppe dalle riflessioni su Matrix incentrate su un tentativo fatto all' Università Statale di Milano nel 2003: "Dentro la Matrice. Filosofia, Scienza e spiritualità in Matrix" a cura di Massimiliano Cappuccio.

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Letizia si è occupata di presentare al resto della classe "questo Convegno del 12 Dicembre 2003, svolto all'Università statale di Milano ha visto riuniti diversi relatori di primissimo rilievo, Maurizio Ferraris, Diego Marconi, Carlo Alberto Redi ecc... e altri giovani ricercatori. L'intenzione era quella di sviluppare un percorso critico attorno ad un preciso numero di temi filosofici. 

 

Il film Matrix viene utilizzato come elemento utile per sviluppare un percorso volto a mettere in contatto 4 domande, ossia 4 problemi filosofici. In questo volume si vogliono riproporre assegnando a ciascuna di esse una delle 4 sezioni tematiche di cui si compone la raccolta. 

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1) Riguarda la natura della realtà: la sua consistenza ontologica e la possibilità della sua conoscenza.  

2) Riguarda la relazione tra la mente e il corpo: partendo dalle nuove scienze neuropsicologiche e dalle antiche tradizioni religiose.

3) Riguarda la tecnica: il modo con cui l'uomo manipola il mondo e programma il suo ruolo interno.  

4) Riguarda la virtualità:

possibilità di creare una dimensione artificiale non distinguibile da quella naturale."

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In questa sezione riporteremo solo alcuni approfondimenti riguardo al primo punto, campo di riflessione per eccellenza fin dagli inizi della filosofia occidentale e al secondo, connesso strettamente al tema della IA.

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"UN MONDO FATTO DI BIT"  di Diego Marconi

( a cura di Tommaso Filippo )

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L'autore, Marconi, è stato Presidente dell'Associazione Italiana di Filosofia Analitica. Matrix è un film di fantascienza del 1999 che propone un'immagine del futuro alquanto terrificante, dove la realtà che conosciamo è in verità frutto di una simulazione creata dalle macchine, denominata Matrix. L'intento è quello di sviluppare le suggestioni filosofiche offerte dal film, inteso come punto d'avvio.  Il tema è quello della prima sezione: la realta! Esiste a sé stante? Possiamo conoscerla davvero ?

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L'esperimento mentale che Matrix ci invita a compiere è simile a quello proposto nella “favola filosofica” del cervello nella vasca, ideata da Hilary Putnam matematico e filosofo statunitense della seconda metà del novecento, l'idea è che potremmo essere cervelli che uno scienziato malvagio conserva in un bagno biologico. La nostra esperienza del mondo è generata da un computer che è collegato al nostro cervello, il computer invia segnali che il cervello interpreta come la complessa rappresentazione dinamica che chiamiamo “esperienza del mondo”. Il pensiero secondo cui l'esperienza umana è frutto di un computer ha 2 chiavi di lettura:

1) versione solipistica
2) versione comunitaria, in cui tutti noi potremmo essere cervelli in una vasca, come in Matrix.

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La lettura tradizionale: ipotesi scettica

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La favola dei cervelli nella vasca è interpretata come una ipotesi scettica, che dubita che il pensiero della realtà sia una rappresentazione attendibile della realtà stessa. Se non siamo in grado di dimostrare che non siamo cervelli in una vasca allora non sappiamo per davvero nulla. Perchè se siamo cervelli in una vasca, allora è possibile che quasi niente di ciò che crediamo sia vero: al contrario di ciò che pensiamo, la maggior parte delle nostre credenze potrebbero essere false. Ovviamente se moltissime delle nostre convinzioni sono false implica che non sappiamo che sono vere. Il punto è che non siamo in grado di dimostrare che non siamo cervelli in una vasca, poiché non siamo capaci di verificare che le nostre credenze siano vere.

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Un'altra lettura di Matrix

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David Chalmers ha proposto un'interpretazione alternativa di Matrix, la quale comporterebbe un'ipotesi metafisica sulla costituzione della realtà, mediante procedimenti estremamente cerebrali e asrtrusi. Per esempio, se io fossi nella situazione Matrix, sarebbe giusto dire che mi trovo in un preciso luogo e mi muovo nello spazio circostante, solo che ciò che mi circonda ha una natura diversa da quel che normalmente pensiamo, in quanto costiuto da computazioni. Questa chiave di lettura ci dice che la fisica non è il livello fondamentale della realtà, il livello di bit è la base di ciò che osserviamo, questi bit sono governati da un algoritmo computazionale, che a livello più alto produce i processi che noi pensiamo come particelle fondamentali, forze e così via. Perciò non sbagliamo a pensare che esistono alberi, sbagliamo semmai a ritenerre che gli alberi siano costituiti a livello ultimo dai quark.

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L'ipotesi metafisica è la congiunzione di tre ipotesi:

1) Ipotesi computazionale, i processi fisici hanno natura computazionale.
2) Ipotesi dualista, i nostri sitemi cpgnitivi sono separati da processi fisici ma interaggiscono con essi.
3) Ipotesi creazionista, la realtà fisica è stata creata da entità al di fuori dello spazio e del tempo.

L'ipotesi computazionali si scontra con l'obiezione che la realtà non può essere fatta dei 0 e 1; ma la risposta di Chalmers è che può benissimo esserci un ulteriore livello sottostante a quello dei bit che lo rende possibile, il punto è che ciò che ci appare come un evento fisico, nasconde una natura computazionale. Secondo Chalmers, stando a Matrix, il mio sistema conoscitivo interagisce con una certa simulazione computazionale dello spazio-tempo fisico, simulazione che è stata creata da esseri che stanno al di fuori dello spazio tempo con cui il mio sistema conoscitivo interagisce.

 

L'interpretazione di Chalmers pone però tre problemi di fondo:

1)Ha altrettanto senso dell'interpretazione scettica?
2)è diversa dall'interpretazione scettica?
3) è sostenibile l'idea che i processi fisici siano in realtà computazionali?

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1)L'interrogativo di partenza è se c'è qualcosa che potrebbe valere come prova contro l'ipotesi, ossia dimostrare che siamo o non siamo in Matrix. Questo significa che all'interno di Matrix ci siano delle screpolature, che ci permettono di renderci conto che siamo in un realtà simulata. Nella lettura scettica le screpolature indicherebbero che l'illusione non è perfetta, in quella metafisica invece significherebbero un rapporto imperfetto tra processi computazionali e processi fisici. In una Matrix idealizzata entrambe l'ipotesi non potrebbero essere verificate.

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2)Nel dire che “la California non esiste”, il nome la California è usato per designare il sostrato, invece nel dire che “la California esiste, ma la sua natura è del tutto diversa da ciò che pensiamo”, il nome California designa quel certo complesso di fenomeni. La sostanza rimane la stessa.
Quando nell'ampito dell'ipotesi scettica, si dice che la California non esiste si intende dire che non ci sono i protoni, i neutroni che costituiscono la California; nel secondo caso i protoni esisterebbero, ma sono fatti di computazioni, quindi vi è un livello inferiore. Le 2 ipotesi sembrano perciò in netto contrasto. Tuttavia le particelle dell'ipotesi metafisica sono epifenomeni di computazioni, nell'ipotesi scettica sono i veri costituenti ultimi della realtà, in entrambi casi non esisterebbero.

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3) La questione più interessante è la terza: è davvero concepibile l'ipotesi computazionale che è la parte centrale dell'ipotesi metafisica? Non è difficile immaginare che l'esecuzione di un programma determini un processo fisico. Un programma ha effetti fisici in quanto è realizzato da un supporto fisico: in altre parole. Un processo fisico determina altri processi fisici. Un software in quanto tale non ha alcun effeto fisico, nel nostro caso una serie di eventi fisici determina altri eventi fisici. Immaginare che un processo computazionale determini un processo fisico è quindi immaginare che un processo fisico comporti un altro evento fisico significa allora che il mondo fisico è determinato da un livello fisico soggiacente?. Non ci verrebbe chiesto di immaginare che i processi fisici siano costituiti da processi computazionali, ma che siano determinati da altri processi fisici, è possibile unìidea del genere? Il cavillo sta nel fatto che non abbiamo esempi di processi computazionali che comportino processi fisici, né comprendiamo come ciò possa avvenire.

 

In conclusione l'potesi metafisica di Chalmers rischia di essere futile o vuota, mentre la lettura scettica resta preferibile.

Ghost in the shell

(a cura di Alessandro e Cesare )

Oltre al mondo occidentale, con i suoi influssi filosofici come, il mito della caverna, la visione dualistica mente e corpo cartesiana ecc... facilmente individuabili in Matrix, anche fuori di esso, nella cultura giapponese estremamente aperta alla ricerca tecnologica si è avuto una riflessione sulla "coscienza" delle macchine. A partire da un "Manga" è nato un "anime" che ha riscosso un successo strepitoso... fino a diventare anche esso materia di ripresa cinematrografica ad Hollywood: Ghost in the shell.

 

Il racconto è ambientato in un Giappone futuristico del XXI secolo e segue le vicende di una cyborg-agente chiamata Motoko Kusanagi e della sezione 9, un'organizzazione antiterrorismo. Nell'universo di Ghost in the shell l'ingenieria robotica e le nanomacchine sono la normalità e gli uomini possono collegarsi alla rete tramite impianti situati nel loro cervello. La società è composta da umani o cyborg e robot. La differenza sostanziale è che sia gli umani sia i cyborg hanno un ghost cioè un'anima che gli permette di sentire determinate sensazioni o emozioni. Il film è incentrato sul conflitto interiore che deve affrontare la protagonista sul suo vero essere unito anche dagli scontri nel mondo esteriore con la criminalità organizzata.


La filosofia che sta dietro a questo film-serie tv è quella descritta da Arthur Koestler nella sua opera “Il fantasma nella macchina”. Il saggio si inserisce nel dibattito tra mente e corpo affrontando soprattutto il dualismo cartesiano. Secondo questo filosofo l'esperienza di dualismo nasce dal concetto di olone che è una parte di un sistema complesso che possiede comunque una sua individualità e si divide a sua volta in altri oloni (es l'uomo che è parte di un società ed è composto da cellule). L'interazione tra olone e l'ambiente che lo circonda è dettata da un insieme di forze (linguistiche, sociali, abitudinali, ontogeniche). Questo processo viene chiamato ghost.


 Per quanto riguarda le tematiche, possiamo notare come il film tratti l'evoluzione e i processi progressisti sperimentali applicabili perfino in una società modernizzata come quella attuale. Il percorso evolutivo della macro e micro tecnologia può migliorare realmente le condizioni di vita umane? Questo tema viene trattato dal film, l'ideale che accomuna e divide allo stesso tempo la società mondiale è che la robotica applicata alla vità umana può valorizzare veramente il lavoro dell'uomo, per renderlo efficace e produttivo.
Al giorno d’oggi i sistemi intelligenti sono presenti in ogni campo, anche nelle attività quotidiane e primeggiano nei giochi, come teorizzato anni prima dagli esponenti dell’intelligenza artificiale. Vi sono programmi che sono stati in grado di confrontarsi con campioni di scacchi Deep Blue altri che sono stati impiegati nelle missioni spaziali, come nel 1998 quando la NASA utilizzò un programma chiamato Remote Agent in grado di gestire le attività relative a un sistema spaziale; alcune auto sono oggi dotate di un sistema in grado di guidarle senza l’uso di un conducente umano, quindi in maniera del tutto autonoma. Nell’ambito di scenari più quotidiani si pensi, invece, ai termostati per il riscaldamento e l’aria condizionata in grado di anticipare il cambio di temperatura, gestire i bisogni degli inquilini e di interagire con altri dispositivi. L'altro tema fondamentale del film è l'ontologia della coscienza e la perdita d'identità. Questo argomento possiede implicazioni filosofiche e permette di fare collegamenti con ideali e considerazioni appartenenti a determinate correnti filosofiche.

 

É possibile scindere l'anima (il cosiddetto GHOST) con il corpo?


Al giorno d'oggi questo dualismo pone ancora molti problemi. Molte proprietà della mente non sembrano essere spiegabili in termini neurologici, quindi si deve ancora supporre, come faceva Cartesio, che la mente necessiti di un trattamento speciale. Anche se nelle scienze cognitive pochi credono ad un dualismo radicale come quello originario di Cartesio, si riconosce che il problema mente-corpo sia un problema serio, esemplificato da fenomeni quali l'intenzionalità e le difficoltà incontrate nell'intelligenza artificiale. Di conseguenza si sono sviluppate molte posizioni nella filosofia della mente per risolvere questo problema, spesso di carattere riduzionista.

Nel 2016 è uscito il film hollywoodiano che trasferisce nel grande schermo, con diverse licenze, l'"anime" giapponese, che ha visto Scharlett Johansson nelle vesti di Motoko Kusanagi.

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Questa è la scheda del film su "cooming soon":

https://www.comingsoon.it/film/ghost-in-the-shell/53232/scheda/

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