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Per capire cosa sta accadendo nella società e nella produzione abbiamo scelto due "voci" una attenta alla grande trasformazione in atto e alle possibili soluzioni legislative per i vari tipi di lavori, oltre all'attenzione che scuola e mondo lavorativo devono incontrarsi: l'ADAPT fondata dal Prof. Marco Biagi due anni prima della sua uccisione.

L'altra "voce" che si muove nell'indagare il cambiamento e le conseguenze incentrata nella prospettiva dell'uomo che "lavora" e quella del Prof. Antonio Casilli professore associato di Digital Humanities presso il Telecommunication College del Paris Institute of Technology e ricercatore in sociologia presso il Centro Edgar Morin, Scuola di studi avanzati in Scienze sociali.

ADAPT e la GRANDE TRASFORMAZIONE

(a cura di  Alessandro, Asia, Costanza, Maria Grazia e Leonardo)

ADAPT

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ADAPT è una associazione senza fini di lucro, fondata da Marco Biagi nel 2000 per promuovere, in una ottica internazionale e comparata, studi e ricerche nell’ambito delle relazioni industriali e di lavoro. Nel 2002 fu assassinato dalle BR.

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GLI OBIETTIVI di ADAPT sono:

-Promuovere un modo nuovo di “fare Università”, costruendo stabili relazioni e avviando interscambi tra sedi della alta formazione, mondo associativo, istituzioni e imprese.

-Mostrare una visione della “nuova grande trasformazione”, in particolare nel settore lavorativo.

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Il centro studio fondato da Marco Biagi sembra prediligere una lettura economica vicino a la sua “GRANDE TRASFORMAZIONE”  di Karl Polanyi , dato che siamo nel guado di una "nuova grande trasformazione". Ciò che viene ripreso dal pensiero di Polanyi è il modello economico che dipende dal modello sociale sottostante, perciò al cambiare di quest’ultimo deve cambiare anche il primo. 

Viene concepita una “grande trasformazione” non solo economica, ma anche antropologica in cui:

•L’uomo è persona

•Il lavoro è “soltanto un altro nome per un’attività umana che si accompagna alla vita stessa” .

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Questa nuova concezione dell’uomo e del lavoro porta la società a non ritrovarsi nel modello capitalistico e nascono i “contromovimenti”. Ma stiamo assisteno a quella che si può definere una "Metamorfosi tecnologica":

• Sistemi CPS (Cyber Physical System)

• Tecnologia “IoT”
• Intelligenza artificiale

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Questo esige una "Rivoluzione sociale " con sviluppo e offerta di ampie gamme di servizi da parte di produttori, con il cambiamento abitudini di consumo e di erogazione servizi,  modificazione esigenze di vita e carriera, nuovi modelli di comunicazione e di relazioni tra individui.

 

Questa “Nuova Grande Trasformazione” è caratterizzata da un “environment”: economico, socio-culturale  e tecnologico.

Tutta la “trasformazione” dipende dalla relazione di questi tre mutamenti e “environment”, riassumibile nel concetto di lavoro, ovvero la "forma principale di relazione tra l’uomo e la realtà connessa ai rapporti economici e alle relazioni sociali ".

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Come incide l’innovazione tecnologica sul futuro del lavoro?  Con l’introduzione del Word Wide Web siamo tutti sostituibili?

 

Nella rivoluzione industriale con l’introduzione di macchine è cresciuta la domanda di personale con bassa specializzazione: negli anni duemila è stato introdotto il Word Wide Web e il digitale che in alcuni casi hanno portato alla completa sostituzione dell’uomo con la macchina. Ciò comporta e comporterà degli effetti su salari e capitali. Si avranno effetti positivi: incremento della produttività e minor capitale umano per avviare un’attività. Ma anche effetti negativi come la probabile aumento delle disuguaglianze di reddito.

 

COME DIFENDERSI DA UNO SVILUPPO TECNOLOGICO TANTO INEVITABILE QUANTO AVANZATO?

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Secondo l'ADAPT s si può dire che sviluppo ed innovazione sono inevitabili, ciò non vuol dire che debbano essere processi non controllabili. Questo può avvenire tramite investimenti in politiche attive mirate ad una adeguata riqualificazione dei disoccupati e ad una deguata formazione delle future generazioni la cui parola d’ordine deve essere “ADATTABILITA’.

Tale formazione prevede il percorso di collegamento tra scuola e lavoro, definito oggi "Alternanza scuola/lavoro". Ciò che emerge secondo Seghezzi è ancora una mancanza di istruzione che dia conto del nuovo modello lavorativo.

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Bibliografia e sitografia:

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-“La nuova grande trasformazione: Lavoro e persona nella quarta rivoluzione industriale.” di Francesco Seghezzi.

 

- http://www.bollettinoadapt.it

Antonio Casilli: il lavoro al tempo dell' Industria 4.0


Antonio Casilli (1972) è un sociologo dei social network e professore associato di Digital Humanities presso il Telecommunication College del Paris Institute of Technology e ricercatore in sociologia presso il Centro Edgar Morin, Scuola di studi avanzati in Scienze sociali.
I suoi principali obiettivi di ricerca sono la comunicazione, la salute e la politica mediate dal computer. Si occupa anche di analizzare le TIC e il loro impatto sulla società , del concetto di privacy relativo ai social media, ma soprattutto, che sarà l’argomento il quale ci interessa e del quale parleremo in seguito, quello dell’impatto delle tecnologie industriali  e sul lavoro.
Le TIC sono Le tecnologie dell'informazione e della comunicazione (in inglese Information and Communications Technology) ovvero l'insieme dei metodi e delle tecniche utilizzate nella trasmissione, ricezione ed elaborazione di informazioni (tecnologie web e digitali comprese), ampiamente diffusisi a partire dalla Terza rivoluzione industriale.
Le TIC comprendono quindi le risorse necessarie per manipolare le informazioni, in particolare i computer, i software e le reti necessarie per convertirle, archiviarle, gestirle, trasmetterle e trovarle e sono nate dalla progressiva convergenza e integrazione a patire dal dopo guerra di informatica e telecomunicazioni.
Per quanto riguarda il concetto di privacy , criticando l'ipotesi della fine della privacy come conseguenza degli usi dei social media, invece di argomentare che la privacy sta scomparendo, casilliosserva un cambiamento di percezione di essa nella società. La privacy di un individuo è caratterizzata dalla costruzione e dalla gestione del capitale sociale online. Casilli propone quindi un nuovo modello di rappresentazione della privacy, dove viene appresa come entità negoziabile

"Gli esseri umani sostituiranno i robot?".


L’integrazione tra lavoro umano e lavoro meccanico ha avviato, dalla prima rivoluzione industriale in poi, una serie di trasformazioni molto complesse che vanno ben oltre le numerevoliprofezie della “grande sostituzione” degli esseri umani per mano dei processi automatici.
Questa utopia/distopia si ripresenta infatti ciclicamente nelle nostre culture, e inmolti hanno parlato di sostituzione degli esseri umani con le macchine. Ad esempio Thomas Mortimer, che nel 1801 parlava di tecnologie capaci di "exclude the labor of the human race", ovvero di estromettere il genere umano dai processi produttivi. In quel caso si riferiva ai mulini meccanici che per l’epoca erano la punta più avanzata dell’innovazione. Più tardi, anche Andrew Ure, nella sua “The Philosophy of the Manufacturers” (1835), parlerà di tecnologie che avrebbero completamente "superseded human labour", cioè spiazzato e sostituito il lavoro umano. In mezzo, si colloca anche David Ricardo, faro dell'economia politica “Principles of PoliticalEconomy and Taxation” (1821) proponeva una riflessione simile. Quindi si può concludere che, quella dell’annuncio della sostituzione del gesto produttivo umano con processi automatici, è un'idea molto antica. Quello che succede oggi è che ovviamente come normale che sia dopo tutte le innovazioni e le scoperte tecnologiche e scientifiche avvenute nell’ultimo decennio il paradigma tecnologico è cambiato, e possiamo affermare che l'impatto sul lavoro che i nostri predecessori immaginavano non ha avuto luogo con le modalità inizialmente previste. Invece di una sostituzione per opera delle macchine, infatti con l’avvento dell’industria 4.0 stiamo assistendo ad una marginalizzazione e precarizzazione dei lavoratori umani per permettere il funzionamento delle macchine stesse.
L’automazione infatti non coincide, neanche ora che i dispositivi sono sempre più intelligenti, con una completa scissione del lavoro meccanico da quello dell’uomo. L’uomo infatti, per stare dietro ad un progresso sempre più incalzante, ha dovuto sicuramente procurarsi un grado crescente di alfabetizzazione tecnologica, ovvero la capacità di utilizzo dei nuovi mediae dei nuovi strumenti TIC.

 

Per questo passiamo affermare che l'automatizzazione unita con la digitalizzazione hanno generato conseguenze ambivalenti positive dato che sinora, anche il lavoro dei macchinari più raffinati ha avuto e ha ancora bisogno di interventi “qualitativi” che non possono essere svolti meccanicamente e così, il “fattore umano” si è valorizzato nel lavoro industriale oppure perché qualità e quantità del prodotto sono aumentate esponenzialmente o anche grazie ad esse la sicurezza e la prevenzione di incidenti e cresciuta, pero dall’altra faccia della medaglia ci sono anche molti aspetti negativi che sono andati a ricadere soprattutto sulle spalle dei lavoratori. Ad esempio la creazione di, “micro-lavori” nel senso proprio della loro riduzione a un gesto, a un segmento produttivo minimo, talmente insignificante da non poter dar luogo a una pur minima cultura del lavoro; oppure l’avvio di un  processo di dequalificazione del gesto lavorativo e quindi del lavoro stesso infatti l uomo-lavoratore non è più in grado di costruirsi un’identità lavorativa dal momento in cui si è banalizzata ulteriormente la mansione minima passibile da definire “lavoro” che casilli chiama “clickizzazione” dal momento i  cui in  molti casi il gesto lavorativo si è ridotto a quello del click.


In questo modo si è aumentata anche la precarietà del lavoro, e quindi i lavoratori entrano ed escono dal mercato del lavoro o per restarvici devono adattarsi a uno scenario frammentato e a cambiare continuamente attività o a svolgere più attività contemporaneamente.
Un'altra conseguenza e la smaterializzazione produttiva – ciò che si produce sono dati e non più beni materiali
Fin dagli albori dell’età industriale, l’automazione ha comportato una scomposizione del processo produttivo in fasi, le quali non sono più legate alle abilità umane – e dunque a un “mestiere” che su quel dato processo produttivo costruisce una vera e propria cultura di gesti e di saperi –, ma dipendono invece dalla possibilità di sviluppare ed adattarsi ad un macchinario in grado di svolgere quell’attività. Il lavoratore viene posto ai margini del processo creativo che fino ad allora aveva caratterizzato ogni genere di produzione: non è più responsabile della bontà o meno del risultato.
Lo notava già il chimico e divulgatore Andrew Ure nel 1835, autore di un trattato sul sistema manifatturiero che in quella prima metà del XIX secolo stava ormai rivoluzionando l’economia del mondo.
Il principio del sistema di fabbrica è quello di sostituire la scienza meccanica all’abilità manuale e di ripartire il processo nei suoi elementi costituivi e nel modello dell’automazione, il lavoro specializzato viene progressivamente superato e alla fine rimpiazzato dalla presenza di meri controllori del lavoro meccanico.
L’uomo è al servizio della macchina e nel migliore dei casi può esercitare su di essa un’attività di controllo che richiede qualche conoscenza e una certa esperienza , nel peggiore, deve solo essere in grado di integrare il suo lavoro con quello della macchina, adeguarsi alla sua velocità e precisione, con una buona dose di “atleticità” ma senza che siano necessari speciali saperi e apprendistati.
Un esempio di questo fenomeno e la vicenda di Mr. Anthony Strutt, responsabile del dipartimento macchine delle grandi fabbriche cotoniere di Belper e Milford, che ha preso tali distanze dalla tradizionale consuetudine scolastica da rifiutarsi di assumere uomini che hanno imparato il mestiere in un regolare apprendistato mettendo un contadinello a far ruotare un albero meccanico e non ha mai motivo di pentirsi di questa scelta, perché il giovane esercita su quell’apparato girevole un’azione talmente precisa da risultare eguale se non superiore alla perizia di qualsiasi operaio qualificato.


 

Nell'infografica sotto le icone dei "bracci robotici" permettono di raggiungere direttamenti i vari contenuti del prof. Casilli: https://www.easel.ly/browserEasel/6852894

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